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al testo di Rosetta Sacchi
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Era profumo di zagara nel sole sulla sponda d’un sorriso mentre le costeggiava le labbra ad occhi chiusi, d’una carezza era fatto il vento e di petali il velo a riparo dei suoi seni dalle sue mani evanescenti, lontane, ma calde e deliranti. Era di zagara il balsamo che si spalmava all’orizzonte dove una vela traghettava l’anima desiosa d’emigrare altrove, lì dove i gabbiani dipingono le nubi col candore delle ali. Era zagara l'effluvio dell’onda dove lo scoglio lambito, austero risplendeva luminoso sotto il sole. Sirà e la sua lama, fendeva con orgoglio i sogni d'un passato trascorso senza parole o nei silenzi, arcobaleni d’un’eterna estate. Sirà il principe venuto dall'ignoto, il mago del pensiero sulle frequenze d’ogni muto suo sentire seduto sui gradini del suo regno a contemplare acerbe sensazioni in un sogno, un cerchio coi confini trasparenti, mutevoli sull’anima che muta. Era di zagara soave il suo passo sul sentiero nel verde fogliame e sopra i rovi, quando giungeva all’improvviso qualche stilla dell’orgasmo del cielo, un solo fiotto. Scioglieva lo spasimo la sua bocca in ogni falla, ad ogni incrinatura. Sirà le oltrepassava l'anima vergine, sul dorso la falce della luna. E al primo albore ancor si dimenava nel suo corpo di zagara e di spuma.
Poesia pubblicata sul sito "Scrivere" il 16/08/2015
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